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Michele Soldovieri

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Cinque mesi, tanto durò l'esperimento della Repubblica romana del 1849.
Ormai dimenticata, la memoria è una merce quasi introvabile, salvo nel momento o giorno di una ricorrenza.
Uomini e donne di diversa provenienza territoriale, di distinta estrazione sociale concorsero a tenere viva per centocinquanta giorni la fiaccola della libertà.
Fu emanata una costituzione progressista che ebbe la vita di un'istante ma che fu una feconda traccia per i costituenti del 1947.
I combattimenti contro i francesi furono aspri ma la forza soverchiante del nemico chiamato da Pio IX travolse i giovani repubblicani.
Il museo in Porta San Pancrazio conserva al suo interno il sentimento di quei giorni ed il viandante visitatore ha la consapevolezza che quello fu un momento decisivo che costituì il giusto viatico per i garibaldini che poi concorsero con la loro lotta all'unità d'Italia.
Io mi impiccio, mi ingerisco, mi immischio perché so' carrettiere, ma a tempo perso so' anche omo. Queste parole, messe in bocca a Nino Manfredi Ciceruacchio dal grande Gigi Magni, dicono tutto del popolano romano della prima metà dell'ottocento, che osò sfidare Pio IX, del quale era fervente seguace, quando questi mostrò il suo vero volto di Pontefice reazionario.
Ciceruacchio partecipò con grande ardore alla repubblica romana del 1849 e peri' tragicamente assieme ai suoi due figli, fucilato dagli austriaci in quel di Porto Tolle nel Veneto.
Ximenes ne ha fatto un ritratto fiero e combattivo, che si erge su un piedistallo ed accompagnato ad uno dei suoi figli offre il proprio petto all'odiato nemico.
Il viandante girovago, prossimo alla porta di San Pancrazio sul Gianicolo, ne ammira il coraggio e l'orgoglio dall'intensità dell'espressione ritratta dallo scultore e rende il doveroso omaggio al carrettiere combattente per la libertà.
Me coce più, a le vorte, 'na parola detta cor un tantino de veleno, che si me danno 'na stoccata 'n gola.
Queste sono le parole che usaa Gigi Zanazzo quando si dilettarsi a poetare con il romanesco.
In via dei delfini, dove abitava su una loggetta, gli è stata dedicata una testimonianza in forma di lapide, realizzata qualche anno dopo la sua scomparsa dall'eclettico scultore Amleto Cataldi.
Palazzo del Grillo
2024 Jan 18
Uno degli scorci più suggestivi del rione Monti che costeggia i mercati traianei in prossimità dell'arco dei Pantani.
Passeggiare tra queste antiche vie, alzare lo sguardo per ammirare il magnifico palazzo del grillo e l'altrettanto splendida torre e l'arco che unisce l'ala destra con l'ala sinistra dell'edificio costituisce uno degli esercizi estetici che ogni viandante che capiti da queste parti ha l'obbligo di eseguire.
Siamo al termine di Santa Maria de' Calderari e solo il portale di Santa Maria del Pianto ci dice che qui c'è una chiesa, poiché la classica facciata che contraddistingue gli edifici religiosi in questa circostanza non è presente.
La famiglia dei Cenci, la cui cappella è a due passi da qui, era devotissima a Santa Maria del pianto, poiché Giacomo, dopo il parricidio, quasi a scongiurare la rovina e a chiedere aiuto, donò alla Madonna un parato a ricami col proprio stemma, del valore di duecentodieci scudi.
La storia della chiesa è curiosa e movimentata.
Chi, venendo da Via Arenula imbocca Santa Maria de' Calderari, diretto alla piazza delle cinque scole, si trova sulla sinistra due possenti colonne romane ed un frontone, i quali adesso fanno corpo col muro di una casa.
Forse appartenevano all'antico portico di Pompeo.
Tra le due colonne, sul muro ove è stata aperta una porta, era affisso un gran quadro e nel quadro era effigiato il miracolo della Madonna del pianto.
Due uomini vennero a lite, uno offese l'altro e questi lo perdono' in omaggio alla Madonna. Ma l'offensore, non appena sicuro di sé, brandi' il pugnale e colpi' uccidendo l'altro a tradimento.
L'immagine della Vergine presente all'efferato delitto, pianse ( G. Veroni).
Di questo fatto, Lazzaro Baldi realizzò, nel seicento, uno stendardo, dipingendo in uno dei due lati la storia dell'immagine piangente della Vergine.
Attualmente, lo stendardo è situato sul pavimento della chiesa, all'inizio della navata.
La chiesa, dedicata alla Madonna del pianto, è stata edificata nel 1612 dall'architetto lombardo Nicola Sebragondi.
Venne anche fondata l'omonima confraternita, successivamente dismessa e la chiesa in seguito passò ai fratelli della dottrina cristiana; quivi, i ragazzi sotto i quindici anni venivano istruiti e indottrinati ed a fine corso veniva eletto un imperatore della dottrina, che come premio riceveva un piccolo labaro ed il Papa lo riceveva in udienza privata.
Gli si assicurava anche un posto nei pubblici impieghi.
Pare che in un certo periodo in Santa Maria del pianto governasse la frotta dei ragazzi un sacerdote filosofo, seguace della dottrina rousseauiana e pertanto assertore della bontà naturale del fanciullo, lasciava liberi i ragazzi di fare quel che volevano e quante cose i ragazzi volevano mai ( G. Veroni)!
L'interno della chiesa è nobilmente grandioso.
L'unica navata si conclude in alto con una piccola cupola, nella quale si aprono alcune finestre ovali; all'esterno la cupola è incappucciata in un corpo ottagonale.
L'interno è decorato in bianco e in oro, la conca dell'abside e le due cappelle laterali hanno pressapoco la medesima profondità ed ampiezza.
Due belle tele seicentesche, la prima del fiorentino Ciampelli raffigurante Gesù che appare a San Martino, l'altra di ignoto pittore raffigurante la disputa tra dottori, impreziosiscono le pareti laterali dell'abside, al cui centro, sopra l'altare maggiore, troneggia l'antico affresco della Madonna del pianto, sistemato al riparo all'interno della chiesa.
Un'altra bella tela del Baldi, raffigurante la Vergine con il bambino e Santi, adorna la cappella laterale destra della chiesa mentre nella cappella sinistra un crocifisso ligneo seicentesco, posto su una tela ad olio assicura al visitatore animato dal fervore religioso quell'attimo di raccoglimento importante per sua anima.
Si esce dalla chiesa rassicurati e rafforzati per affrontare le insidie esistenziali.