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Roberto Cecchini
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Una bella scoperta, considerato che passandoci davanti distrattamente non se ne nota bellezza e intensità. Dono dei francesi ci ricorda l'amore per questo autore per i garibaldini e il dono della cultura di riuscire a dominare la forza (il Leone) e spezzare le catene dell'ignoranza. Di fronte a museo Carlo Bilotti, sede dell'ex aranciera, e con intorno una bella seduta semicircolare in marmo
Uno dei tanti elementi scenografici che sono stati inseriti nel parco, questo rimaneggiato successivamente alla sua creazione. Il degrado non gli rende merito e l'incuria del giardino antistante ne penalizzano la bellezza. Un po' di fiori, di pulizia e di restauro non sarebbe male specie perché quei leoni sembrano quasi essere dimagriti nell'indifferenza delle belle Arti. Più avanti due sculture adiacenti al museo Bilotti, il museo stesso e i portici in stile egizio, dello stesso autore e con degrado maggiore purtroppo.
Uno dei rarissimi esempi di stile gotico religioso della capitale, nonostante goda della vicinanza con la famosissima tomba di Cecilia Metella (con la quale condivideva l'appartenenza al Castrum Caetani, da cui trasse origine nel 1300), ne viene anche cannibalizzata per essere posta sul lato opposto e poco valorizzata. Priva del tetto, questa chiesetta sconsacrata prende il nome dal colle su cui si erge - dove c'è un importante sito archeologico e che deve il nome ai bucrani, i festoni decorativi con le teste bovine che decorano il mausoleo e che sono riportati anche su una effigie non pertinente posta assieme ai reperti sul castrum antistante - e conserva solo l'abside e le pareti della navata, decorate con fregi e monofore intatte. Rende l'idea del tutto al quale apparteneva (il castello della famiglia Caetani cui il Papa cedette l'area) confrontandone la struttura coi resti adiacenti il mausoleo di fronte. Merita un rapido ma attento approfondimento specie ora che la visita è stata resa libera e l'area valorizzata, a volte è anche sede di conferenze, concerti, iniziative. Una delle tesi è che fosse una chiesa esterna al Castrum e ad uso del personale che nello stesso prestava servizio o ai contadini del latifondo ma a noi piace pensare che così non fosse. Poco distante una utilissima fontanella pubblica con acqua fresca (rarissime sulla strada). Utili info? Lasciate un like e guardate le altre recensioni fatte su Roma e non solo.
Un piccolo gioiello di storia che riempie un po' di orgoglio e di amor patrio, soprattutto per la storia che lo riguarda. Molto bello da fuori, dentro appare semplice e forse un po' vintage (ma questa è anche una cifra che piace, almeno al sottoscritto). Il primo nucleo del museo - che ora si trova vicino la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, nella piazza omonima - non nacque qui ma molti anni prima in una caserma, come primo nucleo dei cimeli raccolti. Ci vollero una legge e soprattutto l'impegno dei tanti granatieri perché si raccogliessero fondi e soprattutto manovalanza volontaria. Il Comune di Roma assegnò infatti un’area in Piazza Santa Croce in Gerusalemme perchè vi sorgesse la nuova sede ed il 3 giugno 1922, alla presenza del Re, venne posta la prima pietra dell’edificio. Venne edificato da maestranze costituite per la maggior parte da Granatieri volontari e con il determinante contributo economico dei Granatieri di tutta Italia e inaugurato, alla presenza dei regnanti di casa Savoia, il 3 giugno del 1924, 265° anno dell’istituzione del Corpo. I bombardamenti di San Lorenzo lo risparmiarono e il suo patrimonio (come di tutti quelli delle forze armate) venne trasferito al Ministero della Difesa a partire dalla fine degli anni '80. Aperto solo la mattina dei giorni feriali è emozionante da visitare e contiene molte testimonianze storiche, documentali e soprattutto belliche, disposte in varie sale e salette e a volte anche allestite scenograficamente: l'itinerario espositivo segue i periodi storici vissuti a partire dal 1659, anno di nascita della specialità dei granatieri. Se siete in zona provate a visitarlo e sono certo che non ve ne pentirete. Utili info? Lasciate un like e cercate le altre mie recensioni su Roma e non solo
Ho dovuto aspettare anni per apprezzarla veramente ma poi alla fine, dopo averne viste tante, devo ammettere che la plasticità e l'umanità del suo protagonista la rendono unica e ammirevole, forse un po' snobbata dai turisti per via della sua posizione isolata (e assolata). Al centro di piazza Barberini (che molti continuano a chiamare piazza del Tritone, NdR) c'è questo monumento voluto quasi a metà del 1600 da Papa Urbano Barberini per celebrare la sua grandezza e dare ispirazione al palazzo vicino. Bernini ha dato prova della sua maestria poggiando questo tritone umanizzato (solo le gambe presentano squame) su una doppia valva aperta che si regge sulle code intrecciate di quattro delfini. Purtroppo l'acqua del getto è sempre stata poca e questo ha creato l'ilarità del popolo che poneva la poca acqua distribuita in correlazione con le molte tasse pagate per finanziarla. A onor del vero esisteva (ed esiste ancora, ma un po' spostata rispetto all'origine) una fontana a uso di abbeveratoio, la cd Fontana della Api, ora sull'angolo con via Veneto. Oggi il travertino della statua appare liscio e dopo il consistente restauro del 2013 e l'intervento ulteriore del 2017 la statua ha riacquistato splendore. La posizione isolata al centro di una piazza dove il traffico è soprattutto veicolare e raggiungerla con gli attraversamenti pedonali è complesso un po' penalizza questo capolavoro che si può apprezzare solo da vicino (da lontano appare più piccola di quella che è a causa della prospettiva della piazza). Il mio consiglio è di fare attenzione, attraversare e girarci intorno. Sono certo che rimarrete estasiati dalla perfezione delle linee di ogni elemento. Utili info? Lasciate un like e guardate le altre recensioni su Roma.