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Roberto Cecchini
95 نظر در 1 مکان
La basilica più bella di Roma per sentimento (solo quella di San Paolo fuori le mura la batte per impatto visivo e quella di San Vitale per affezione), è grandiosa e raccolta al tempo stesso.
Considerata la più importante chiesa del rione Trastevere (e tra le più importanti della capitale) è stata probabilmente il primo luogo ufficiale di culto cristiano edificato a Roma ma sicuramente il primo dedicato al culto della Vergine. La chiesa venne infatti fondata nel III secolo da papa Callisto I (accanto, sulla sinistra della chiesa, il cosiddetto Palazzo di Callisto): secondo le cronache o forse secondo la leggenda nel 38 a.C. proprio in quel luogo la terra avrebbe preso a eruttare olio, evento che fu considerato una miracolosa annunciazione della nascita del Redentore. La basilica fu poi ricostruita quasi completamente durante il pontificato di papa Innocenzo II nel XII secolo (a questa fase risalgono i mosaici in facciata e in abside). Alla fine del ‘500 l’architetto Martino Longhi venne incaricato di aggiungere le cappelle laterali e quella di lato all’abside per il cardinale Marco Sittico Altemps.
Da ammirare all'interno il colonnato imponente (frutto pare di riuso di colonne provenienti da Caracalla). Dominichino e Cavallini sono solo due degli artisti che hanno partecipato al decoro. C'è sempre gente che prega quindi ricordatevene quando la visitate e cercate di avere rispetto per quello che è e resta un luogo di culto. La facciata di notte offre uno spettacolo di arte e suggestione ma questa basilica è ricordata soprattutto per l'accoglienza verso i bisognosi, grazie anche alla collaborazione con l'adiacente comunità di S. Egidio. Non perdete il cortile prima dell'ingresso, ricco di reperti. Utili consigli? Lasciate un like alla recensione.
Considerata la più importante chiesa del rione Trastevere (e tra le più importanti della capitale) è stata probabilmente il primo luogo ufficiale di culto cristiano edificato a Roma ma sicuramente il primo dedicato al culto della Vergine. La chiesa venne infatti fondata nel III secolo da papa Callisto I (accanto, sulla sinistra della chiesa, il cosiddetto Palazzo di Callisto): secondo le cronache o forse secondo la leggenda nel 38 a.C. proprio in quel luogo la terra avrebbe preso a eruttare olio, evento che fu considerato una miracolosa annunciazione della nascita del Redentore. La basilica fu poi ricostruita quasi completamente durante il pontificato di papa Innocenzo II nel XII secolo (a questa fase risalgono i mosaici in facciata e in abside). Alla fine del ‘500 l’architetto Martino Longhi venne incaricato di aggiungere le cappelle laterali e quella di lato all’abside per il cardinale Marco Sittico Altemps.
Da ammirare all'interno il colonnato imponente (frutto pare di riuso di colonne provenienti da Caracalla). Dominichino e Cavallini sono solo due degli artisti che hanno partecipato al decoro. C'è sempre gente che prega quindi ricordatevene quando la visitate e cercate di avere rispetto per quello che è e resta un luogo di culto. La facciata di notte offre uno spettacolo di arte e suggestione ma questa basilica è ricordata soprattutto per l'accoglienza verso i bisognosi, grazie anche alla collaborazione con l'adiacente comunità di S. Egidio. Non perdete il cortile prima dell'ingresso, ricco di reperti. Utili consigli? Lasciate un like alla recensione.
La chiesa che tutti vedono....ma da lontano. Se salite sulla salita di S. Bonaventura sicuramente ci passerete davanti ma troverete il cancello chiuso. Di fatto si trova all'interno del parco archeologico del Colosseo e sorge sulle rovine del “tempio di Eliogabalo” (in parte ancora visibili vicino l'anello di bronzo all'interno del Parco del Palatino), eretto sulla spianata al pari dei domizianei “giardini di Adone”, adiacente a quella che è stata in seguito la cd. Vigna Barberini. Secondo la tradizione venne realizzata nel luogo del martirio di san Sebastiano nel III secolo e nel Medioevo era conosciuta come Santa Maria in Pallara (dal “Palladium” posto nel tempio). All’inizio del 1300 l’intero complesso fu abbandonato e, caduto in rovina, divenne proprietà dei Capranica che lo trasformarono in casale di campagna (qui era tutto terreno di orti e vigne). Nel 1630 il casale fu acquistato da Taddeo Barberini, nipote del pontefice e ricostruita nel 1624 da Luigi Arrigucci per papa Urbano VIII che nel rifacimento conservò l’abside originaria del X secolo. La semplice facciata in stucco è terminata da timpano e decorata dai simboli barberiniani, le api. Il portale di accesso nasconde agli occhi il tutto ma l'immagine del santo trafitto dalle frecce campeggia nella parte superiore a ricordarci cosa c'è lì dentro. Utili info? Allora lasciate un like alla recensione.
Una bellezza inaspettata che non è facile descrivere, soprattutto senza l'ausilio di foto (sono vietate tranne che all'esterno e nella galleria del Borromini). Essendo una residenza privata è bene ricordare che bisogna rispettare il luogo e la sua preziosità e vi assicuro che la visita, per quanto breve, varrà la pena. Appena una quindicina di persone una volta al mese ma per ora è un gran risultato. Si tratta della residenza voluta da Giovanni Battista Pamphilj, che nel 1644 divenne Papa con il nome di Innocenzo X: in precedenza c'erano vari palazzi e diverse proprietà che si affacciavano su piazza Pasquino e il palazzo volle unificarle e per questo fu affidato il progetto a Girolamo Rinaldi. Contemporaneamente venne disposta la sistemazione di piazza Navona e l’innalzamento della chiesa di Sant'Agnese in Agone e tutta quest'area crebbe in splendore di pari passo al potere del Papa e della sua famiglia che dimoravano qui, in particolare la cognata di Innocenzo X , Donna Olimpia Maidalchini, scaltra e temuta consigliera del papa che fu bersaglio di diverse “pasquinate”, cosa facilitata dalla presenza della statua parlante nelle vicinanze. La celebre statua parlante, la più famosa di Roma, era ed è ancora collocata proprio dietro il Palazzo (pare che tra le tante invettive che le vennero attribuite ci fu anche il soprannome in latino "Olimpia" che significava "un tempo virtuosa"). Il palazzo era ricco e venne decorato in maniera memorabile ma quando i Pamphilj confluirono nei Doria, nel 1700, il palazzo e il suo splendore andarono declinando (non ci crederete ma è stato anche un pensionato) ma a inizio 1900 passò allo Stato Brasiliano che nel 1960 lo acquistò ufficialmente e vi trasferì la propria Ambasciata e tutti i suoi uffici di rappresentanza. Ovviamente non si può vedere tutto ma sicuramente sono visibili le sale più belle, a partire dalla stanza da letto della Pimpaccia (la Olimpia di cui sopra), gli studi, la stanza della colazione, il famoso e immenso Salone Palestrina (usato per concerti ed eventi), la sala di Ovidio, e poi da ultimo la splendida Galleria progettata dal Borromini e decorata da Pietro da Cortona con scene della vita di Enea che sembra quasi una cappella Sistina in miniatura (scherzo, la struttura pittorica è diversa ma il risultato è eccezionale e poi la vetrata sulla piazza lascia il tutto senza fiato). Una delle cose più interessanti è il soffitto con volta a crociera della saletta della colazione, prima coperto da un controsoffitto, dove gil affreschi sembrano in parte solo abbozzati. Uno studio recente durante il restauro ha verificato il colore originale della facciata che era diventata ocra e i lavori di restauro esterni hanno riportato la facciata al colore celestino pastello che aveva nel ‘700. Utili info? Guardate le foto che ho postato e se vi ho dato buone dritte cliccate su like.
Passando su Corso Vittorio Emanuele II quanti si saranno chiesti a cosa corrisponda quell'ingresso che è quasi sempre chiuso, con le sue inferriate, le sue colonne e i suoi decori che fanno pensare a una chiesa ma che poi a guardare bene di chiesa non può trattarsi. Ve lo spiego io: si tratta di uno dei capolavori assoluti dell’architetto Baldassarre Peruzzi che ebbe incarico di edificarlo dove un tempo sorgevano le loro case quattrocentesche dalla famiglia Massimo (molto importante a Roma), case distrutte nel corso del cd "sacco" del 1527. La sua caratteristica principale, che salta subito all'occhio, è la facciata convessa, lievemente tondeggiante poiché riprende la forma della cavea dell’Odeon di Domiziano (ovvero il teatro per i concerti attiguo allo Stadio che si trova sotto piazza Navona ed è anche visitabile). Il portico composto da sei colonne abbinate al centro dovrebbe servire ad esaltare il chiaroscuro ma in realtà lo smog ha compromesso buona parte del risultato e tutta la facciata è un po' offuscata. Non è dato sapere come sia all'interno poiché appartiene ancora alla famiglia dei proprietari e non è aperto al pubblico se non in rarissime occasioni. Uno sguardo nel corridoio che porta al cortile interno, comunque, ha dato un'idea della preziosità degli affreschi e dei decori. Guardate le foto per farvi un'idea. Vi sono stato utile? Allora mettete un like alla recensione.
Si tratta di quel poco che resta della Basilica di Nettuno al Pantheon, fatta costruire da Marco Vipsanio Agrippa (genero di Augusto) in onore del Dio del mare Nettuno, per celebrare le proprie vittorie navali, tra il 33 e il 25 a.c., a favore del futuro imperatore. Per capire la costruzione si pensi che accanto c'era il portico fabbricato da Agrippa in onore di Nettuno, decorato con pitture degli Argonauti, per cui fu detto Portico degli Argonauti: si tratta di una struttura facente parte dei portici della Saepta Iulia, nel centro del Campo Marzio, che formavano un vasto quadrilatero monumentale, con un tempio, giardini, statue e fontane. Il lato destro dei portici, verso le terme di Agrippa, si chiamava "portico degli Argonauti" (verso piazza della Minerva per intenderci) mentre il lato sinistro si chiamava " portico del Meleagro ", pure qui sempre in riferimento alle pitture che erano presenti. Dobbiamo all'opera di Lanciani - dietro iniziativa del Ministro Baccelli a fine 1800 - il recupero e lo scavo di questa zona, con la liberazione da cancelli e detriti. Oggi vediamo qualcosa addossato al Pantheon in corrispondenza dell'angolo dove gli artisti di strada si esibiscono o vendono i propri manufatti artigianali. Utili queste info? Lasciate un like